Sanremo ventiventi 2020: prima serata

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Come ogni Festival, anche questo Festival di Sanremo ventiventi (2020, ndr), era iniziato all’insegna della polemica. A peccare proprio il presentatore Amadeus durante la conferenza stampa, il quale, per redimersi da uno scivolone involontario, ha passato quasi l’intera prima puntata a cercare di mostrare al pubblico che, in realtà, è un noto femminista e soprattutto molto auto ironico.

Ok Ama, non c’era bisogno, la polemica sarebbe esistita qualsiasi cosa tu avessi deciso di dire, è la prassi: è così che ci aspettiamo di cominciare la kermesse e non potremmo mai farne a meno.

Altrimenti abbiamo assistito a numerosi siparietti di dubbio gusto (fra cui una passeggiata inutile al di fuori dell’Ariston in compagnia di Amadeus ed Emma Marrone), e ad uno davvero riuscito: quello di Rula Jebreal, che con un monologo seriamente toccante riesce a farci dimenticare la nonna di Diletta Leotta.

E, fra una cosa e l’altra, una Emma Marrone che passeggia e un Tiziano Ferro che si commuove mentre canta Mimì, sono riusciti a far esibire anche dodici cantanti più quattro nuove proposte – che in realtà a livello di fama eguagliano alcuni big in gara, ma questo non importa.

A vincere la prima serata dei giovani Leo Gassman e una tizia con una canzone già cantata anni fa da Arisa che ha ingiustamente battutto gli Eugenio in Via di Gioia.

Si parte con un trittico di famosissimi (Irene Grandi, Rita Pavone e Marco Masini), forse sapendo che gli over non hanno più la stessa resistenza di un tempo e che non aspetterebbero mai la una di notte per vedere Rita Pavone esibirsi. E nemmeno noi, perché avremmo evitato volentieri di sentire gli inediti di tutti e tre.

A risollevare gli animi ci pensa Achille Lauro, che dopo essersi presentato nei panni di Van Helsing decide di spogliarsi e diventare di colpo un misto tra San Francesco e un Bronzo di Riace. Avrebbe potuto star zitto e sarebbe comunque stato il più carismatico ad essere salito su quel palco durante la prima serata del Festival di Sanremo venti venti, invece, anche quest’anno, ha deciso di portare una canzone gradevole.

Diodato, intonatissimo, presenta al pubblico un inedito che se solo avesse cantato qualcuno di un po’ più in manica alla giuria avrebbe già vinto il Festival senza nemmeno bisogno di ascoltare le altre canzoni in gara. Purtroppo si tratta di Diodato, e anche se, per ora, la classifica, sembrerebbe premiarlo, sappiamo che, siccome piace a noi, difficilmente durante la finale riuscirà ad aggiudicarsi il podio.

Le Vibrazioni vengon promossi da pubblico e giuria soprattutto grazie all’interprete LIS che accompagna la loro esibizione: nonostante la canzone, comunque indecente e più ripetitiva di un ritornello dei Modà, non parli di sordi. E nonostante Daniele Silvestri, con una canzone che invece sì, parlava di sordità, avesse già fatto la stessa identica cosa anni fa venendo definito, dagli stessi giornalisti che ora osannano le Vibrazioni, “paraculo”.

Anastasio canta, per alcuni è il vincitore annunciato o quanto meno uno dei favoriti, quelli che ancora hanno i timpani funzionanti, invece, faticano a capire cosa dica nel testo della sua canzone, e dopo pochi secondi ci si scorda di averlo sentito cantare.

Elodie ha la fortuna d’avere una canzone scritta da Mahmood che un po’ Shonda Rhimes della canzone italiana e dove mette mano c’è un successo. L’impressione è che Elodie non abbia il quid adatto per cantarla. Alcuni giurano sia solo la troppa emozione a non aver fatto brillare l’ex concorrente di Amici, altri, fra cui noi, pensano che difficilmente Elodie potrà essere all’altezza del suo brano.

Morgan e Bugo non si può dire abbiano una canzone brutta, anzi. Purtroppo Morgan è afono da almeno quindici anni ed ascoltarlo è diventato difficile. Lo preferivamo mentre abbaiava in compagnia di Achille Lauro che in questo duetto con Bugo, ma gli vogliam bene perché ci consiglia di scegliere un bar che sia la nostra chiesa. E noi l’abbiamo fatto. Ma soprattutto siamo felici che Morgan non sia stato escluso dal Festival, dunque di non doverci sorbire dirette facebook deliranti in cui Morgan accusa chiunque abbia un minimo legame – diretto o indiretto – con il Festival.

Rikkardo Markuzzo delude le aspettative trash. Non c’è il suo sosia e lui è agitato davvero, crede di aver cagato una nuova hit e ora che non ha Settepani da mandare a quel paese non sa bene come gestirla. Anche l’altro ex amiciano, Alberto Urso, se la cava male. D’altra parte ha una canzone mediocre che piacerà sicuramente a Maria de Filippi, ma speriamo solo a lei.

Raphael Gualazzi viene lasciato per ultimo, forse perché uno degli unici ad avere una canzone non narcolettica. Si capisce che vorrebbe scappare ed aprire un bar ai tropici. Anche noi vorremmo. E ci piacerebbe andare in un bar ai tropici dove l’intrattenimento musicale sia lasciato in gestione a Raphael Gualazzi. Quindi preghiamo giuria e pubblico di fargli vincere un po’ di soldi in questo concorso e realizzare il suo e nostro sogno.

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