Le pagelle ironiche di Sanremo 2019 – Seconda serata
Enrico Nigiotti: Nonno Hollywood
voto: 6
Nigiotti è un ragazzaccio che dice le parole brutte e a cui manca il nonno che piscia. La canzone è una ballatona che difficilmente non funzionerà in radio, lui la canta bene ed è soprattutto questo a salvarlo.
Mahmood: Soldi
Voto: 7
Il voto alto è dovuto quasi unicamente al momento in cui l’orchestra batte le mani. La canzone non straccia i maroni pur affrontando un argomento piuttosto importante e la base ha quel beat moderno che piace tanto si giuovani, mentre le influenze arabeggianti gli danno quel tocco in più. Mahmood dimostra che non è necessario parlare di danaro in senso puramente materiale ( o di troie e troca) per essere al passo con i tempi.
Anna Tatangelo: Le nostre anime di notte
voto: 2
La canzone è ciò che ci si aspetta da Lady Tata, cioè poco. Al pubblico interessa più sapere se la canzone sia o meno dedicata a Gigi e come sia possibile che dall’avere dodici anni sia passata direttamente ad averne novantotto.
Francesco Renga: Aspetterò che torni
voto: 3
Da quando non sta più con Ambra Angiolini non ho idea di cosa faccia nella vita Francesco Renga, se non partecipa al Festival di Sanremo mi preoccupo. Immagino abbia un sacco di tempo libero siccome è dai tempi Tracce che ripropone la medesima canzone: quest’anno s’intitola aspetterò che torni, ma la solfa è la stessa. Lui comunque ne va fiero e continua a cambiare le vocali durante gli acuti come un Robi Facchinetti nei giorni in cui muare dentro.
Ultimo: I tuoi particolari
voto: 4
Ultimo ripropone una canzone simile a quella presentata lo scorso anno. Anche ‘sta volta è innamorato, ma triste. Avrebbe potuto sfogarsi su Tumblr, ma, purtroppo ha scelto Sanremo. Anche l’abbigliamento è quello di un Emo depresso con il mare dentro. Per qualche oscuro motivo continua ad esser visto come il cantante rivelazione degli ultimi anni, ma non è certo a Sanremo che sta dimostrando di meritare questo titolo.
Irama: La ragazza con il cuore di latta
voto: 1/2
Irama voleva portare una canzone impegnata a Sanremo, ma non era sicuro d’azzeccare la giusta tematica: solitudine, violenza domestica, abusi sessuali, cardiopatia, gravidanze indesiderate,… I potenziali argomenti eran tanti e non sapeva quale avesse più presa sul pubblico. Per esser certo di non sbagliare ha deciso d’inserirli tutti quanti nella medesima canzone. Dal testo comunque non si capisce nulla, soprattutto non il fatto che la ragazza abbia un pacemaker: senza la spiegazione dei presentatori non l’avrebbe saputo nessuno ( gli indizi si riducono a: cuore di latta e cuore che non batte a tempo, nella prima strofa). Consapevoli di questo inconveniente lo staff- Irama ha pensato di realizzare un videoclip mezzo recitato in cui le immagini sostituiscono la superficialità del testo. La canzone è brutta forte e le espressioni sofferenti di Irama irritano al punto che vien da rimpiangere l’accozzagli di luoghi comuni vincitrice dello scorso Festival di Sanremo.
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Patty Pravo e Briga : È un po’ come la vita
voto: 6
È bellissimo pensare che Patty Pravo e Briga non abbiano nemmeno provato la canzone prima di presentarsi al Festival. I due non sono ancora riusciti ad azzeccare l’attacco della canzone, nè a ritrovare la sintonia dopo l’errore, indi per cui la prima strofa risulta tutt’ora incomprensibile. Purtroppo Patty Pravo era assente a causa di un rave party e non ha proprio fatto in tempo ad andare in sala prove con Briga, il risultato è avanguardistico.
Simone Cristicchi: Abbi cura di me
Voto: 7
Non si sa come abbia fatto Simone Cristicchi a scrivere una canzone che ha un testo bellissimo interrotto da un tot di frasi fatte, ma tanto fatte che ci si aspetta solo di sentirlo dire che cielo a pecorelle pioggia a catinelle. Probabilmente son momenti voluti atti a farci tirare il respiro perché se no la canzone sarebbe fin troppo pesante. Lui comunque la sente dentro, forte quanto Ultimo sente il mare, e si commuove un po’ ad ogni esibizione. La melodia ricorda almeno una decina di sue altre canzoni e l’arrangiamento pure, ciò non le impedisce di essere una delle più gradevoli in gara in questo Festival di Sanremo 2019.
Boomdabash:: Per un milione
voto: 6
Il pregio di questa canzone è quello di essere allegra e movimentata durante una competzione come Sanremo. Il che equivale ad una boccata d’ossigeno. Il testo potrebbe esse stato scritto da un quindicenne un po’ fattone ed innamorato, d’altra parte anche l’atmosfera creatasi durante la loro esibizione ricordava la festa di fine anno del liceo.
Motta: Dov’è l’Italia
voto: 5/6
Motta non sa più dove sia l’Italia perché si è perso insieme alla sua nazione. Il testo è troppo indie per esser compreso da una mente razionale. Motta fa un esperimento quasi futuristico e compone il suo brano con frasi a sè stanti poco inerenti l’una con l’altra. Il risultato è comunque più gradevole rispetto a quello sortito da brani più classici come, ad esempio, le nostre anime di notte.
The Zen Circus: L’amore è una dittatura
voto: 9
The Zen Circus portano una canzone senza ritornello formata da tre minuti di intro semi parlata, poi si ricordano di dover anche suonare e cantare ed allora partono trenta secondi di Rock’n’roll. Pur essendo solo trenta secondi gli Zen Circus in quel momento sembran esser stati messi lì solo per ricordare agli altri come si suona. Il testo è un piccolo gioiello nel panorama musicale contemporaneo: attuale, commuovente, necessario… E talmente lungo che ad averlo letto tutto, oltre allo stesso Appino che lo deve cantare, ci siamo io e, forse, sua nonna.
Nino d’Angelo e Livio Cori: Un’altra luce
voto: 6
Questo brano non può davvero essere definito brutto così come invece si può benissimo definire quello di Irama, però che palle. Livio Cori, in dubbio fra un abbigliamento casual ed uno elegante ha optato per tutti e due e si è presentato sul palco in tuta e cravatta.