Da diverso tempo sui social è impazzata la Skam mania, inizialmente non vi avevo dato troppo peso, etichettando il tutto come l’ennesima copia di Gossip Girl.
Ignoravo tutta la strategia social attuata dagli autori, la provenienza della serie (che è danese, ma io credevo ameriggana – versione che non tarderà ad arrivare). Ai miei occhi, Skam, continuava ad apparire come l’ennesima serie adolescienziale con ragazzini che si amano, e poi si odiano, e soffrono perché lui, nella vita, ha delle amiche.
E in effetti Skam è, a tutti gli effetti, una serie adolescienziale: le storie d’amore sono adatte a ragazzi del liceo (ma anche più piccoli), e, in effetti, la protagonista della prima stagione (Eva o Effa) è stata ben gelosa quando Jöööönas ha chiamato la sua ex (solo per comprare l’erba, venduta dal fratello di questa), ed ha reagito baciandosi con un altro (poi dicendogli che fumarsi le canne è paragonabile e farsi d’eroina).
Skam però non è solo questo, sarebbe estremamente riduttivo e superficiale limitarsi a commentarne il concept: Skam è una serie geniale perché il metodo con cui è stata pubblicizzata è davvero intelligente, ed è difficile fallire quando si ha una strategia pubblicitaria tanto efficace.
Sì perché Skam è una serie TV strettamente legata ai social network: tanto che, prima della puntata effettiva mandata in onda sul canale danese, settimanalmente escono spezzoni della puntata via internet. Insomma, cinque minuti di video oggi, cinque minuti domani, e, a fine settimana, il collage, ovvero la puntata. Inoltre ogni personaggio (personaggio, non attore) può essere seguito via facebook o via instagram. Nonostante i giuovani eternamente connessi, in sostanza, nel corso della settimana abbiano già visto il tutto, il collage lo riguardano volentieri: chi nel web ci passa un po’ meno tempo, può guardare direttamente la puntata televisiva senza perdersi alcunche.
Per concludere la produzione interagisce e risponde volentieri a tutto il pubblico, sono attivissimi ad ogni livello dell’internet compresa la creazione di appositi hashtag.
Certo, guardare Skam superati i 18 può essere problematico, a tratti davvero divertente, tutto ruota attorno ad una sorta di festa di fine anno, essere popolari e piacere al figo della scuola. Alcuni personaggi sono comunque ben caratterizzati e divertenti, e le puntate (all’incirca tutte attorno ai 15-20 minuti, ma ognuna, per i motivi di cui sopra, ha una durata differente dall’altra) scorrono via velocemente. Ho guardato volentieri la prima stagione e anche la seconda, siccome il punto di vista era quello della mia preferita, Nöööööra (con r aspirata). In Skam ogni stagione ha un POV differente, certo, centrale per la stagione, ma non al punto d’ annientare gli altri.
In fin dei conti anche gli argomenti trattati (omosessualità, malattie mentali, problemi famigliari di vario tipo,…) sono interessanti e ben trattati, al punto che, in Italia, verrebbero sicuramente censurati dal Moige. D’altronde è già successo alla serie spagnola sua consimile (Física o Química), a mio parere ben più simile a Skam rispetto all’inglese Skins (alla quale viene invece, più spesso, paragonata), ma ai tempi dello streaming, per una serie il cui target punta direttamente ai ragazzuoli più giovani, questo non è decisamente un grande problema.